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Cronache di una sposa - prima puntata

Eccomi. All'alba del giorno -365 non riesco a realizzare che fra un anno a quest'ora starò per diventare una moglie.
Cronache di una sposa servirà anche a me per metabolizzare, un giorno alla volta, in cosa mi sto andando a cacciare.

 

 

Cronache di una sposa: giorno - 365

 

Tra un anno a quest’ora non ho idea di come mi potrò sentire.
La prima domanda che mi pongo è: avrò la sensazione di aver portato tutto a termine?
Quello che posso dichiarare in questo momento è come mi sento oggi.

 

Nei panni di una sposa a un anno dal grande giorno

Ho appena conosciuto il mio velo, un velo di famiglia molto antico che ha utilizzato per ultima la sorella di mio padre. Ancora non so bene quante donne vi abbiano raggiunto l'altare, ma è bene indagare. Voglio scoprire tutto il possibile su questo cimelio di famiglia, anche perché è da qui che comincerò a cercare l'abito.

Il velo muoverà l'intera scelta, perché dovrò abbinarvi tessuto e colore. Relativamente all'abito, sarà sicuramente tema di una prossima puntata e sento che richiederà parecchie riflessioni.

 

Lo stato delle cose

Dal giorno in cui ho iniziato a organizzare il matrimonio, mi sembra di essere la segretaria stagista di me stessa al primo giorno di lavoro.

La prima ansia è quella di aver prenotato tutto a distanza, per mail, il che significa per iscritto, quindi pure meglio, ma io sono così: nelle cose che reputo a elevato rischio di malinteso voglio la parola scritta e quella verbale con tanto di sguardo “occhi negli occhi”, perché altrimenti non vale.

Così ho tormentato il povero segretario dell’arcipretura di Taormina, ripetendogli mille volte giorno e ora della cerimonia, sperando che quel giorno non ci siano altri due sposi all’altare e ci dicano: “Tornate più tardi”.
Dichiaro quindi che l’ansia di aver sbagliato giorno è quella principale, senza ombra di dubbio.

 

La lista degli invitati.

La lista degli invitati se non viene gestita con sangue gelido può distruggere un matrimonio all’alba della prima stesura.
Qui ci si rende conto che sono davvero poche le persone indispensabili, ma molte quelle che non possono mancare. Noi abbiamo cominciato con una lista di 210 invitati, in cui sono compresi anche i lattanti.

Poi abbiamo una seconda lista per un secondo evento meno formale che si terrà a Treviso, ma questa è un'altra storia.

 

La location

Perché abbiamo deciso di sposarci in Sicilia in un periodo storico in cui si fa fatica a organizzare un matrimonio anche a due passi da casa?
Non credo mi sarei potuta mai sposare in un altro posto e forse Marco è stato il mezzo per poterlo fare (scherzo, ma la sua meridionalità in fondo è una delle caratteristiche che mi hanno fatta innamorare).

 

Ci siamo conosciuti a Treviso, ma la prima volta che ho sentito di amarlo è stata quando salutandomi prima di partire per le vacanze - che ancora facevamo semi-separati - mi ha detto: “Ci vediamo a casa”.
Lui ha ristabilito in me un equilibrio primordiale, mi ha restituita alla terra dalla quale ero stata - per le giuste ragioni - sottratta. Ha messo pace fra la Martina che voleva costantemente fuggire da dove si trovava e quella che non si riconosceva nel luogo dove voleva andare a rifugiarsi.

 

Sono io che parlo, queste sono le mie ragioni spirituali. Poi ci sono quelle logistiche. In Sicilia abbiamo il doppio dei parenti e pure degli amici: il caso è chiuso.
Però avendo scelto di sposarci in quello che al nord viene considerato il luogo delle vacanze per eccellenza, abbiamo stabilito che ci saremmo sposati ad agosto.

 

Non venitemi a dire che qui ad agosto c’è caldo, perché qui il caldo "serio" lo trovate praticamente da maggio a ottobre.
In questo modo, però, i nostri amici e parenti da su potranno scendere per festeggiare con noi e poi concedersi una splendida vacanza in questa terra.
Noi siamo scesi per diversi matrimoni sparsi durante l’anno e non sempre è stata una passeggiata di salute. Bisogna prendere le ferie, magari stare giusto due giorni "tirati" e così diventa una fatica, che si fa sempre volentieri, ma rimane sempre una fatica.

 

Un anno per imparare a gestire la valvola del pianto pazzo

All’alba del giorno -365 io mi sento felice e molto spaventata. Quale delle due emozioni prevalga ancora non lo so.

Quello che è certo è che io se mi emoziono piango. Piango a fiumi e non mi fermo. Non basterà un trucco waterproof, qui ci vuole un percorso emotivo che mi consenta di gestire la valanga di lacrime pazze che sicuramente premeranno per scendere dall'inizio alla fine della cerimonia in chiesa.

Perché è quella che mi preoccupa. Quando dovrò recitare le solenni battute non potrò farlo, perché sarò troppo impegnata a mandare giù il nodo alla gola. Conto solo di riuscire a smaltire le lacrime nei prossimi mesi, fra una botta di commozione improvvisa e un'impennata di nervi, così forse mi salverò.

 

Questo è solo un piccolo assaggio, agosto sarà un mese davvero fonamentale per i preprarativi e voglio svisceralri tutti, un pezzetto alla volta, perché l'universo nuziale è un devastante tripudio di tulle, merletti e tiare, mixati ad ansia, panico e crisi di nervi, che va condiviso a tutti i costi.

Mimì