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Come ho imparato a cucinare

COME HO IMPARATO A CUCINARE - STORIE DI VITA DAVANTI AI FORNELLI DEI PIÙ GRANDI CUOCHI DEL MONDO

A CURA DI KIMBERLY WITHERSPOON E PETER MEEHAN

ELLIOT EDIZIONI, 2008

Abbiamo tutti una passione e sono certa che se vi chiedessi di raccontarmi com'è nata la vostra, sareste in grado di rispondermi. La mia passione per la cucina ve l'ho raccontata in questo video.
Iniziare ad alimentare una passione viene naturale, si comincia con una scintilla per poi immergersi totalmente in ciò che ci fa stare tanto bene.

Come ho imparato a cucinare è uno di quei libri che hanno necessità di prendere il ritmo, ma quando comincia scorrere non riesci più a fermarti.
Si tratta di una fitta raccolta di racconti, tutti scritti in prima persona da vere divinità del mondo culinario.
Avvertirete come cambia il tono a seconda dell'interlocutore: della sua età, del suo sesso, della sua provenienza geografia e della sua esperienza nel Food System. Ciò che accomuna tutti questi chef è che a un certo punto hanno cominciato a cucinare.

Ci sono delle esilaranti similitudini nelle loro carriere, o connessioni, molti ad esempio hanno trascorso notti intere a studiare meticolosamente le ricette su alcuni manuali culinari che hanno fatto la storia del sapere in cucina. Altri hanno ruotato più o meno nello stesso periodo storico intorno ai medesimi ristoranti, punti cardine dell'alta cucina nel mondo, come Le Cirque di New York; sono cresciuti ammirando Julia Child, o hanno cominciato a cucinare in maniera del tutto casuale scoprendo di non poterne più fare a meno, come Ferrán Andrià, che non amava studiare e cominciò a lavorare in cucina per mantenersi.

 

VITA DA CHEF

Quella dello chef altro non è che una professione, quindi non è sempre baciata da attimi di pittoresco romanticismo alla Ratatuille. C'è la gavetta, che per molti non avviene alla corte di uno chef illuminato, ma si svolge in faccia a una piastra dove cuocere pessimi hamburger. Ci sono le delusioni professionali, gli errori di calcolo e gli eccessi, sotto ogni punto di vista. Le cucine sono luoghi difficili, in cui si lavora sotto pressione per molte ore e dove convergono personalità del tutto differenti. Fra il personale non ci sono solo aspiranti grandi chef così capita, quindi, di ritrovarsi anche con brigate che manifestano atteggiamenti poco professionali, vedi i non rari problemi di tossicodipendenza o alcolismo, ad esempio, il che non agevola propriamente il servizio nelle ore di punta.

 

Certo, alcune storie sono davvero pazzesche. Sconvolgono la forza, il coraggio e la determinazione con cui queste persone si aggrappano all'intenzione di farcela. Questa è veramente gente cazzuta, se penso, ad esempio, a Barbara Lynch e al suo "battesimo del fuoco" invidio la punta di velata follia che l'ha spinta a dichiarrsi pronta a cucinare filetto e aragosta per 150 persone nella cucina di una nave, quando era ancora una ragazzina praticamente priva di qualsiasi esperienza seria sul campo: una pazza!

Non c'è autocelebrazione nelle parole di questi chef, ma una tangibile onestà. Non si vergognano di raccontare cosa non è andato e il perché, così questo libro svela il bello e il brutto di ogni aspetto della loro professione.

 

NOMI E COGNOMI

La maggior parte degli chef presenti nel libro hanno una o più attività in America, anche se magari non sono americani o si sono formati in altre parti del mondo. Non mancano comunque Michel Roux, Jacques Torres e Mara Martin, che si è formata a Treviso, per poi proseguire la sua carriera a Venezia, dove ha aperto il ristorante Da Fiore insieme al marito.

 

Certo quando si tratta di cucina c'è sempre un gran mescolarsi di culture, per quanto riguarda formazione, ricerca ed esperimenti ai fornelli. Trovo che questa sia una delle caratteristiche più appassionanti del mondo culinario: bisogna uscire dalla cucina a caccia di idee per tornarci pieni di nuovi ingredienti e ricette da provare e personalizzare.

Mimì in Cocotte

Martina Tripi
martinatripi@hotmail.it