Il vino di Graziano Merotto e una festa che non dimenticherò
Graziano Merotto ha festeggiato i suoi cinquant'anni di carriera nel mondo del Prosecco Superiore Docg. Un evento emozionante, che non dimenticherò facilmente.
Anniversario speciale
È cominciata come una gita fuori porta, un viaggio da Treviso a Col San Martino, frazione di Farra di Soligo. L'occasione: una festa. A invitarmi Graziano Merotto e la sua famiglia (una famiglia allargata, dove i collaboratori sono legati cuore e anima).
L'abbiamo conosciuto nei suoi luoghi, ci ha accolto e raccontato la sua storia. Insieme a me un gruppo di giornalisti e sommelier, vite intrecciate che per due giorni hanno condiviso un'esperienza davvero unica.
La storia di Graziano Merotto: l'uomo che ha mangiato e dormito col Prosecco
Nel 2019 le Colline di Conegliano e Valdobbiadene sono state riconosciute Patrimonio dell'Umanità UNESCO. È lì che Merotto produce i suoi vini dal 1972, anno in cui ha fondato la sua prima cantina.
I suoi 30 ettari di vigneti raccontano nella loro straordinaria bellezza la storia delle migliori uve e sono compresi fra Farra di Soligo, Col San Martino e Collalto, con una menzione speciale per le Rive di Col San Martino Particella 86.
La festa di Graziano Merotto
L'inizio: il pranzo all'Osteria Da Botton
Il Veneto è anche la regione dei piccoli comuni e delle frazioni; delle osterie che fanno capolino sulla strada e raccolgono chi vi passa accanto ogni giorno, magari rientrando a casa da lavoro, e si ferma per un'ombra, un cicchetto (ed è in questo genere di posti che si trovano i cicchetti più buoni) e quattro chiacchiere in compagnia.
È da Botton che Graziano Merotto la sera si ferma e si riunisce con amici e compaesani per qualche momento di leggerezza, dopo una giornata trascorsa nelle sue amate vigne ed è qui che ci ha ospitati a pranzo.
L'Osteria da Botton mi ha ricordato i ritrovi della domenica in quelle trattorie di provincia, piccole, a gestione familiare, longeve. Posti dove passano a proporti il bis e dove i contorni non arrivano già abbinati al piatto del secondo, ma sfilano sul tavolo passando da un commensale all'altro, come a casa.
La polenta non manca mai e si possono riscoprire davvero sapori perduti, come quello del pollo in umido, dove il tocio - intingolo godurioso - inzuppa generosamente la polenta.
Mangiare Da Botton
L'osteria ha una storia singolare. Ettore Pederiva perse una mano in guerra, a causa di una bomba. Per risarcirlo della disgrazia il Ministero della Guerra gli propose di scegliere fra un lavoro da postino e una licenza per aprire un’osteria. Il buon Ettore prese certamente la decisione migliore, almeno per noi, che ancora possiamo gustare le tipicità della casa grazie ad Angela Pederiva, che oggi gestisce l'attività.
Il ristorante è aperto solo su prenotazione e ha una bellissima sala con camino, che sembra una taverna di casa. Il menù varia secondo stagione, noi abbiamo mangiato sarde in saor, risotto con i funghi, pollo in umido e tiramisù.
Passeggiata fra i vigneti
Digestiva, rinfrancante. La passeggiata fra le uve di Merotto ci ha fatti letteralmente immergere nel suo mondo.
Il tempo ha aiutato, regalandoci una fra le più belle giornate di ottobre. L'esplosione dell'autunno, la luce mielata che baciava il verde limpido delle foglie, il silenzio: uno spettacolo.
È stato l'enologo dell'azienda Mark Merotto ad accompagnarci fra i vigneti, raccontandoci come nascono i vini di Merotto Spumanti.
Al Merotto Space per conoscere l'ospite d'onore: il Fondatore del Fondatore
Di degustazioni ne ho fatte, molte meno dei miei compagni d'avventura, questo è certo, ma non mi era mai capitato di partecipare a una verticale concentrata sul Prosecco.
Bandito il "prosecchino", quello delle banali accoglienze mondane, distribuito nei "fluttini" e bevuto con disinteresse. Facile confondersi, specialmente se non si è veneti.
Sui calici ci sono state versate differenti annate: 2010 (non immaginavo si potesse bere un Prosecco tanto "adulto"), 2014, 2016, 2018 e 2020. La degustazione si è chiusa col Fondatore del Fondatore, prodotto quest'anno in occasione del cinquantesimo di Merotto, la sintesi e il cuore di tutta la sua appassionata carriera.
Uno spazio circondato da pura poesia
Il Merotto Space si trova a pochi passi dalla cantina e nasce per ospitare e degustare. Affaccia sulle colline, con un posto d'onore davanti alla splendida chiesa di San Martino, conosciuta per l'urna che vi risiede all'interno e che contiene tanti nomi di persone.
Pare che le coppie con difficoltà ad avere figli lì si rechino a chiedere la grazia, estraggano un nome dall'urna, non importa quale, e promettano d'imporlo al neonato quando nascerà, a grazia ricevuta.
Mitico spiedo
Nell'Alta Marca Trevigiana lo spiedo è tradizione. Un tempo i contadini non avevano di certo libero accesso a carni prelibate, lo spiedo era, infatti, il cibo dei ricchi, bottino delle battute di caccia e protagonista di ghiotti banchetti.
Il mondo rurale cominciò a vedere più frequentemente la carne nel dopo guerra, con l'arrivo del benessere economico.
C'è qualcosa di magico nell'osservare lo spiedo girare. Un ipnotico movimento che lascia pregustare il risultato finale.
Dopo la degustazione, la grande tavola del Merotto Space è stata agghindata a festa, ricca dei colori dell'autunno. Abbiamo cenato con carne allo spiedo e contorni, per chiudere con le castagne di Combai, una prelibatezza che non mangiavo, ormai, da qualche anno.
Una notte a Villa Soligo e, poi, il Cartizze
Abbiamo trascorso la notte all'Hotel Villa Soligo, splendida struttura in stile palladiano, costruita dai Conti Brandolini d’Adda nel 1782, che la utilizzavano come residenza estiva e dimora di caccia.
Il secondo giorno di questo magico fine settimana è iniziata con una passeggiata sulle colline del Cartizze: soli 100 ettari suddivisi, oggi, fra 140 produttori. Un luogo magico, dove già si percepisce la solennità di un prodotto che è icona indiscussa del "buon bere" in tutto il mondo.
La festa
C'erano le autorità comunali e il Presidente della Regione Zaia, ma più di tutto c'erano persone affezionate a Graziano Merotto e ai suoi vini: amici, parenti, compaesani.
È stata una festa scanzonata, autentica e commovente. Con un produttore che non riusciva a parlare a causa dell'emozione.
Il Presidente Zaia ha spiegato l'importanza di produttori come Graziano Merotto per il territorio, perché è grazie a queste figure e alle loro fatiche che oggi abbiamo tanto ottimo vino, eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo.
La festa al Merotto Space
Graziano Merotto ha conquistato il mio cuore
Che belle giornate, quante emozioni. Sì, ho visitato luoghi incantati, mangiato e bevuto alla grande.
Soprattutto, però, ho conosciuto delle persone innamorate della vita che hanno scelto, perché fare vino come i Merotto, significa essere un tutt'uno con la vigna e col territorio.
Le storie dei produttori mi hanno sempre affascinata, capire quanta dedizione mettano in ciò che fanno è un grande insegnamento. Noi arriviamo a fatiche ripagate, gustandoci il risultato finale, ma è quello che viene prima a rendere speciale i loro prodotti.
Grazie a Graziano Merotto che ci ha ospitati e a Gheusis che ha reso possibile tutto questo.
La famiaglia (allargata) di Graziano Merotto